mercoledì 25 giugno 2014

Una Lama – racconto diverso dell’Ispettore De Angelis 4° capitolo 3° parte










“Avanti !” gridò il Questore Piccinetti in risposta al suo bussare.

De Angelis entrò e si sedette su una sedia pieghevole davanti alla scrivania in mogano massiccio. Piccinetti alzò gli occhi dalle carte e lo scrutò profondamente. Barba lunga, occhiaie cerchiate di grigio, vestiti stropicciati, leggero tremolio alle mani. L’ispettore era di nuovo a pezzi pensò.

 “Desidera Ispettore ?! Mi dica, sono a sua disposizione”
 
Sapendo che il Questore era un politicante della prima ora, che disprezzava e compativa i poliziotti solitari e troppo indipendenti, decise di fare appello alla sua autorevolezza nei risultati conseguiti per poter arrivare a dama. 
Chiedergli via libera per gestire il caso come preferiva senza che ci fosse uno scambio futuro di favori. 
Voleva chiedergli uomini, pressione sui media e fondi per poter muoversi meglio in quella melma nel quale Tolli e lui si trovavano.

“Buongiorno Dottore. Come sa è da un po’ che lavoriamo a tempo pieno sugli omicidi di quelle ragazze”

“Diciamo che me ne ero accorto autonomamente De Angelis. A che punto siete ?!”

“Solo buchi nell’acqua. Vede, dopo il mio rientro, trovarmi subito di fronte ad un caso del genere mi ha un po’ scosso. Stanotte ho dormito in ufficio, ho ripassato tutto, incrociato vecchi casi, fatto ipotesi. Ma nulla. Non riesco a inquadrare bene la situazione.”
 
“Ispettore, mi faccia una cortesia. Salti le stronzate ! Ho controllato i rapporti. Lei, anzi voi, di progressi in teoria ne avete fatti ed anche parecchi. Quindi per cortesia, non mi tedi con la sua burocrazia mentale e vada al sodo. Tanto ho già deciso come impostare il tutto” alzando la testa dalla scrivania, si sistemò il ciuffo di capelli che era calato sopra gli occhiali. 
Fissava De Angelis il quale, con un sardonico e sornione mezzo sorriso sulle labbra, si drizzò sulla sedia pieghevole ed iniziò la richiesta.

“D’accordo. Allora durante i sopralluoghi e le indagini ho trovato coincidenze incontrovertibili e soprattutto logiche che collegano gli ultimi due omicidi ad altri di giovani donne. 
Almeno 10 uguali, il modus operandi varia ma, le vittime, facevano tutte parte di un certo tipo di connotazioni fisiche, di abitudini, di routine. 
Ho richiesto e ricevuto i dossier completi di questi altri assassinii e certe coincidenze cronologiche oltre ad altri fattori, mi hanno convinto che tutte e dico tutte sono state uccise dallo stesso uomo, quello che ha ucciso Linda e Melania. Gli ultimi due omicidi nei quali ci siamo imbattuti. 
Credo che provi soltanto piacere nel farlo, che plachi qualche suo demone che ha dentro che cerca la pace. Ci troviamo sicuramente di fronte ad un uomo dall’intelletto acuto, psicopatico ma particolarmente brillante e dovremo organizzare qualcosa di massiccio per catturarlo. 
Altrimenti ucciderà impunemente per chissà quanto altro tempo. Mi servono almeno dieci agenti esperti però, al lavoro, a tempo pieno, che costituiscano un collegamento con tutti i commissariati della città, orario illimitato straordinario. Avrei anche bisogno del sostegno della stampa, per pungolarlo, stuzzicarlo, farlo cadere in errore magari mentre rigiriamo questa città come un pedalino….”

Piccinetti lo interruppe, alzando le mani, i palmi aperti rivolti verso di lui, come a volerlo fermare fisicamente.

“Lei ha prove concrete quindi che io non so ?! Un testimone, un Dna, qualcosa che renda credibile queste sue teorie ?!”

“No”

“Quanti degli omicidi passati e collegabili a questo sono ancora aperti ?!”

“Nessuno. Credo.”

“E come pensa che io possa affidarle una indagine del genere e condotta in questo modo ?!”

“Beh, lei stesso ha detto che abbiamo fatto progressi e siamo soltanto in due, se fossimo…”

“No”

“Come ?!”

“Non le affiderò nessuna risorsa in più di quella che ha. 
Se vuole tenere l’indagine. Gli uomini sono i soliti, i fondi sono i soliti, non siamo mica in tempi di vacche grasse. Se fanno un altro taglio alla Difesa fra poco dovrete tirare pietre ai criminali. 
E, De Angelis, non mi prenda ulteriormente per il culo. Vuole usare la stampa per stuzzicare questo presunto serial killer ?! Ha il suo amico del cuore Moggia, crede che io dorma da piedi ?! Altrimenti lasci perdere questa storia, si dedichi a casi più semplici, sfrutti il suo esaurimento per riposare ancora e lasci l’indagine a chi sa lavorare in gruppo”

Il viso dell’ispettore divenne rosso, riprese colore, vita, le occhiaie si ritirarono dal nervoso quasi. Stava per esplodere.

“Merda ! Ho il miglior stato di servizio e di casi risolti di tutta Milano ! Perdio non può farmi questo"

“Oh, sì che posso e, lo sto facendo anche. Lei se vuole tenere il caso, vi si dedicherà così come si è dedicato a tutti gli altri. 
In fondo è soltanto una mente deviata ha detto no ?! 
Fondi non ce ne sono, gli uomini sono contati e lei mi viene a cagare il cazzo con le sue squadre investigative ?! 
Fuori di qui e mi faccia sapere se accetta o no”

“Sicuro che accetto vecchio stronzo accetto ! E prenderò quell’animale, lo porterò qui da lei e uscirò chiudendomi la porta alle spalle. Il mio regalo d’addio” sibilò

“FUORI ! ESCA IMMEDIATAMENTE SE NON VUOLE ESSERE SOPSESO ! FUORIIIIIIIIIIIIIII !!!!!!”

Tolli lo aspettava in ufficio. Era arrivato un’ora prima per avvisarlo che Piccinetti voleva parlargli e lo aveva trovato sdraiato a terra con il cigarillo in bocca che fissava il soffitto. Intorno a lui cartelline e cartacce appallottolate. La finestra aperta per cambiare l’aria stantia della notte, appoggiato alla parete lo vide rientrare ancora rosso in viso.

“ ’ndata male eh ?!” chiese

“Hai da vede. Ha fatto salti di gioia, mi ha anche abbracciato con gli occhi lucidi quando gli ho chiesto uomini h24 sul caso. Sto stronzo. 
Mai una volta che capisca subito l’entità dei problemi”

“Dai Clà, lo sai che non avevi chance per ottenere ciò che avevi in mente”

“Sì lo so. Però cazzo mai una volta che riesca a venire incontro ai bisogni di chi sputa sangue sul lavoro. Mi sento come se questa storia fosse fatta per me, cucita apposta addosso a me. 
Come se non riuscissi più a sapere chi sono o chi potrei essere finché non avrò preso questo figlio di zoccola. E capire perché ha deciso di distruggere e violentare questa innocenza.”

“Quanto siamo sicuri ?!” gli domandò Tolli con un filo di paura nella voce

“Completamente Marco” rispose De Angelis

“Quante ne hai contate in totale allora ?!”

“Almeno 13”

“Che facciamo ?! Cosa vuoi fare tu ?!”

“Io da solo non faccio nulla, non sono niente da solo. 
Noi facciamo qualcosa. 
Ho pensato che possiamo stanarlo, spingerlo fuori in qualche maniera. Non abbiamo aiuto ufficiale dalla Questura ma possiamo lavorare come abbiamo sempre fatto. Possiamo chiedere ai ragazzi un po’ di attenzione in più, li sparpagliamo in cerca di qualsiasi indizio. Milano non è poi grande. Non voglio più perderlo questo caso Marco, ci sono dentro fino alla spina dorsale. E condiziona il mio modo di pensare ormai”

“Io sono con te da dudes aàn e ti sembra che te lascio solo ?!”

“Dai Marco, ce la possiamo fare. Innervosiamolo, facciamolo uscire fuori, facciamolo sbagliare. Si senTe sicuro, si sente forte, lo eccita tutto questo e se la sente bene ancora. Ed è più facile farlo sbagliare ora”
“Sono con te qualsiasi cosa tu decida di fare. Iniziamo !”
De Angelis portò a conoscenza dell’amico e collega tutte le deduzioni che aveva tratto durante quei due lunghi ed interminabili giorni. 
Cercarono di creare delle connessioni fra le ragazze ma non trassero nessun indizio utile. 
Allora iniziarono a delineare un profilo più centrato di quella bestia.  Non era emerso nulla di nuovo ma, lo studio psico-caratteriale che avevano fatto con l’aiuto del professor Scalia, aveva aggiunto al tutto una dimensione diversa, nuova. Una dimensione caratteriale soffusa su tutte le azioni. 
Gelide e raffinate allo stesso tempo. 

La loro convinzione era basata su una deduzione del carattere dell’assassino così marcata così forte da non poterla più ignorare. Il carnefice era omosessuale. Tutte le morti, la loro genealogia violenta e distruttiva, erano un tentativo di nasconderlo a se stesso. 
Tutti i brutali omicidi, le mutilazioni, tradivano una soddisfazione, a volte accompagnata con eiaculazioni, per dei lavori ben fatti ed un desiderio assoluto di anonimato, per proteggersi e per proteggerlo.
Punti fondamentali di una divisione spartiacque di una sessualità prepotentemente emergente, forte e vergognosa da dover essere affogata nel sangue.
Viveva in città , doveva essere molto forte, molto poderoso per poter amputare di netto, con un solo colpo, arti e membra. 
Senz’altro una persona anonima, in grado di sorvegliare e spiare senza essere notato, anche da distanze ravvicinate. In grado di cambiare atteggiamenti repentinamente, in base ai personaggi da impersonificare che gli servivano per entrare magari negli appartamenti delle ragazze. 
Qualora lo avesse fatto con tutte e non solo con Linda.
Era necessario per lui uccidere. 
Doversi sottomettere però a d un rapporto completo avrebbe distrutto il suo desiderio di uccidere. Perciò prima soddisfaceva la sua necessità eppoi soddisfaceva la sua eccitazione. 

Immaginarono poi che l’assassino si trovasse ancora in una curva sessuale ascendente quando la scelta, o il trauma, che lo fece scegliere iniziò intorno agli anni ’90, lasciando un periodo di incubazione della violenza di circa 5/6 anni, tenendo conto di pubertà ed adolescenza. Arrivarono alla conclusione che doveva avere oggi fra i trenta ed i quaranta anni al massimo. Le motivazioni principali del perché uccidesse, del perché si trovasse in riserva e gli servisse la violenza come benzina, non era del tutto chiaro tranne per un trauma violento sicuramente subito durante la formazione sessuale della pubertà appunto.


La mattina era fresca ancora di più rispetto alle settimane precedenti. La brezza che tirava da parco Ravizza in direzione di via Bocconi era piuttosto fredda e l’odore dei castagni arrivava di soppiatto sotto al naso, come un anticipo autunnale a richiesta. 
La luce si era fatta più chiara, il cielo di un celeste meno acceso e i colori delle foglie e dei rami degli alberi ormai viravano al beige.
I passi della sua falcata erano rapidi, tipici del suo carattere. Sembrava quasi corresse quando camminava. 
Il suono dei tacchi sull’asfalto echeggiava nella via dove fra rombi di motorini e vociare di mamme e bambini, Jessica stava passando. Decise che si sarebbe diretta filata al bar per fare colazione prima di entrare in ufficio. 
Era affamata. Svoltò l’angolo e sorrise al pensiero che avrebbe trovato anche Michela dentro.
La sorpresa che la colse fu grande. Il sorriso al pensiero di poterla trovare lì si trasformò in un sorriso di compiacenza vedendola fare colazione ed “ocheggiare” con l’uomo che incontrarono in quello stesso bar la settimana prima. Quello che sembrava strano perhé si era fermato a fissarle a meno di un metro di distanza. Ora capiva il motivo. 
Michela aveva fatto colpo ed ora stava usando tutto il suo appeal per ammaliare la sua conquista.

“Jessica ! Posso presentarti Mauro ?! Te lo ricordi ?! Dovresti no ?!”

“Certo che sì – rispose – molto piacere. Io sono Jessica”

Da dietro le spalle dell’uomo, Michela le strizzava l’occhio, sorridendole in maniera smagliante. Era molto coinvolta già, probabilmente. 
Lei ripensò al momento nel quale con Claudio si erano conosciuti, nel locale di Gigi. Capelli lunghi, camicia aperta in modo distratto, quelle mani nervose, venose, sempre in movimento  quasi fossero, le mani, in preda ad una sindrome ipercinetica pre adolescenziale. 
Tutto le era sembrato tranne che un poliziotto ma, per lei, era bello da morire. 

“Posso unirmi a voi per la colazione ?!” chiese iniziando a far da spalla alla sua amica Michela.


Ora la visione era completa. 
Poteva essere per una volta almeno, il Duca di Blangis*. 
Era eccitatissimo soltanto al pensiero ma, doveva mantenere la calma. Sentiva il profumo della carne, aveva già il solito brivido lungo la spina dorsale. 
Il profumo delle due donne ora lo stava inebriando, togliendogli lucidità, quella lucidità della quale aveva assolutamente bisogno. 
Sapeva che poteva essere pericoloso osare con entrambe ma, dalla prima volta che le aveva viste, le aveva desiderate.
Già si immaginava potente e bellissimo, nudo di fronte a loro. 
Le piccole pozze di sangue che si sarebbero formate a causa delle amputazioni, l’odore acre del sudore e degli umori, il freddo delle lame, la loro lucentezza, il suo sudore orgasmico.
Doveva recuperare il controllo. 
L’obiettivo era a portata di mano ma, era importante che restasse calmo e che pianificasse tutto come aveva sempre fatto. 
Stavolta sarebbe stato più pericoloso anche ed era per quello che non poteva permettersi nessun errore soprattutto dovuto alla golosità, alla cupidigia. Il momento sarebbe arrivato e ne avrebbe goduto fino in fondo. 
Fino alla fine, al suo piacere personale.
Visioni di colore rosso invadevano i suoi pensieri, un leggero tremito di mani lo travolse. 
Lo nascose subito mimando gesti che mai aveva pensato di fare prima, così come mai aveva avuto la possibilità di avere un così intimo contatto con le sue vittime. 
E lei era lì, nella sua rete, a portata di Lama. Ebbe un brivido. 
Cercò di concentrarsi su quello che le due donne si stavano dicendo.

“Quindi cosa ho fatto ?! Ne ho approfittato ed ho immediatamente chiesto al mio amico architetto…sai quale no Jessi ?! Quello gay ! Quello vestito sempre con i papillon ed i pantaloni con il risvolto cortissimo !!! – squittì – Insomma a lui, mi ha fatto un progettino e così posso allargare il bagno e costruirmi questo fantastico Hammam casalingo, tutto per me ! E per i miei ospiti !” facendo l’occhiolino alla sua amica.

Jessica aveva avuto una strana sensazione quando aveva raggiunto la sua amica. Le era sembrato che l’uomo che era con lei, tremasse, come in preda a brividi di freddo o ad una crisi di astinenza. 
Era impeccabile, vestito in maniera perfetta ma quello che la colpiva era la totale mancanza di imperfezioni nello stile. 
Nessuna piega della camicia, nessuna piega nei pantaloni. 
Michela si stava appiccicando ad un uomo assolutamente normale, quasi banale, sia nel vestire sia nei modi da quanto poteva vedere.

“Quindi direi perché stasera dopo il lavoro non ci ritroviamo tutti e tre qui per un aperitivo !?” chiese Michela

“La ringrazio molto ma, ahimè, ho un precedente impegno Michela e mi addolora dirle di no ma purtroppo ne sono costretto” rispose l’uomo che aveva detto di chiamarsi Mauro.

“Anche io non posso Michi, Claudio stasera è libero e pensavo di stare con lui finché ci riesco” replicò Jessica

“Uh….allora un’altra volta ?! Intanto la mattina quando capita possiamo vederci qui vero ?!” Chiese sporgendo il busto sopra al tavolo in direzione di lui.

E’ il caso a dare la scossa determinante. E’ il caso a tirare quello che in gergo si chiamano “Dadi” ed invece sono soltanto gli incroci, un po’ banali, localizzati di ciò che accade intorno ad ognuno. 
Ne era consapevole. Ne era felice per di più. 
Lei ora poteva essere anche avvicinata per caso, poteva sorvegliarla, studiarla anche da più vicino, entrare nel suo intimo più velocemente. E più velocemente divorarla come un epatite morbosa, mangiatrice di sensi e sensuale come una fredda punizione d’acciaio dentro e fuori il suo corpo. 
L’odore già ne sentiva e se ne inebriava, ne godeva spiritualmente. 
Quella sera sarebbe andato in cerca di chi lo avrebbe punito per quell’impazienza.




·         *Uno dei protagonisti de “Le 120 giornate di Sodoma”  di Donatien Alphonse François De Sade

Viene descritto come un tipo di notevole statura e possente forza fisica, prestante e dotato peraltro di una grandissima potenza sessuale rimasta, nonostante l'età, inalterata. Blangis è un aristocratico totalmente privo di principi morali, desideroso solamente di soddisfare i suoi appetiti e istinti primari, in nome di un naturalismo estremo. Tale assenza di scrupoli si è in lui rivelata sin dalla più tenera età, trovando una prima applicazione nell'assassinio della madre e della sorella (quando questa venne a sapere dei suoi piani) da lui attuati per evitare di dover spartire con esse l'immensa eredità paterna.
Innumerevoli altri atti infami hanno accompagnato la sua esistenza: ciononostante egli è un personaggio codardo e vile nei momenti di difficoltà e pericolo, una caratteristica questa che egli stesso tuttavia giudica positivamente reputandola un sentimento naturale e legittimo, frutto dell'istinto di conservazione. È vedovo di tre mogli, morte tutte per mano sua ed ha una figlia Julia, con cui intrattiene una relazione sessuale.