“Avanti
!” gridò il Questore Piccinetti in risposta al suo bussare.
De
Angelis entrò e si sedette su una sedia pieghevole davanti alla scrivania in
mogano massiccio. Piccinetti alzò gli occhi dalle carte e lo scrutò
profondamente. Barba lunga, occhiaie cerchiate di grigio, vestiti stropicciati,
leggero tremolio alle mani. L’ispettore era di nuovo a pezzi pensò.
“Desidera
Ispettore ?! Mi dica, sono a sua disposizione”
Sapendo
che il Questore era un politicante della prima ora, che disprezzava e compativa
i poliziotti solitari e troppo indipendenti, decise di fare appello alla sua
autorevolezza nei risultati conseguiti per poter arrivare a dama.
Chiedergli
via libera per gestire il caso come preferiva senza che ci fosse uno scambio
futuro di favori.
Voleva chiedergli uomini, pressione sui media e fondi per
poter muoversi meglio in quella melma nel quale Tolli e lui si trovavano.
“Buongiorno
Dottore. Come sa è da un po’ che lavoriamo a tempo pieno sugli omicidi di
quelle ragazze”
“Diciamo
che me ne ero accorto autonomamente De Angelis. A che punto siete ?!”
“Solo
buchi nell’acqua. Vede, dopo il mio rientro, trovarmi subito di fronte ad un
caso del genere mi ha un po’ scosso. Stanotte ho dormito in ufficio, ho
ripassato tutto, incrociato vecchi casi, fatto ipotesi. Ma nulla. Non riesco a
inquadrare bene la situazione.”
“Ispettore,
mi faccia una cortesia. Salti le stronzate ! Ho controllato i rapporti. Lei,
anzi voi, di progressi in teoria ne avete fatti ed anche parecchi. Quindi per
cortesia, non mi tedi con la sua burocrazia mentale e vada al sodo. Tanto ho
già deciso come impostare il tutto” alzando la testa dalla scrivania, si sistemò il ciuffo di capelli che
era calato sopra gli occhiali.
Fissava De Angelis il quale, con un sardonico e
sornione mezzo sorriso sulle labbra, si drizzò sulla sedia pieghevole ed iniziò
la richiesta.
“D’accordo.
Allora durante i sopralluoghi e le indagini ho trovato coincidenze
incontrovertibili e soprattutto logiche che collegano gli ultimi due omicidi ad
altri di giovani donne.
Almeno 10 uguali, il modus operandi varia ma, le vittime,
facevano tutte parte di un certo tipo di connotazioni fisiche, di abitudini, di routine.
Ho
richiesto e ricevuto i dossier completi di questi altri assassinii e certe
coincidenze cronologiche oltre ad altri fattori, mi hanno convinto che tutte e
dico tutte sono state uccise dallo stesso uomo, quello che ha ucciso Linda e
Melania. Gli ultimi due omicidi nei quali ci siamo imbattuti.
Credo che provi
soltanto piacere nel farlo, che plachi qualche suo demone che ha dentro che
cerca la pace. Ci troviamo sicuramente di fronte ad un uomo dall’intelletto
acuto, psicopatico ma particolarmente brillante e dovremo organizzare qualcosa
di massiccio per catturarlo.
Altrimenti ucciderà impunemente per chissà quanto
altro tempo. Mi servono almeno dieci agenti esperti però, al lavoro, a tempo
pieno, che costituiscano un collegamento con tutti i commissariati della città,
orario illimitato straordinario. Avrei anche bisogno del sostegno della stampa,
per pungolarlo, stuzzicarlo, farlo cadere in errore magari mentre rigiriamo
questa città come un pedalino….”
Piccinetti
lo interruppe, alzando le mani, i palmi aperti rivolti verso di lui, come a
volerlo fermare fisicamente.
“Lei
ha prove concrete quindi che io non so ?! Un testimone, un Dna, qualcosa che
renda credibile queste sue teorie ?!”
“No”
“Quanti
degli omicidi passati e collegabili a questo sono ancora aperti ?!”
“Nessuno.
Credo.”
“E
come pensa che io possa affidarle una indagine del genere e condotta in questo
modo ?!”
“Beh,
lei stesso ha detto che abbiamo fatto progressi e siamo soltanto in due, se
fossimo…”
“No”
“Come
?!”
“Non
le affiderò nessuna risorsa in più di quella che ha.
Se vuole tenere
l’indagine. Gli uomini sono i soliti, i fondi sono i soliti, non siamo mica in
tempi di vacche grasse. Se fanno un altro taglio alla Difesa fra poco dovrete
tirare pietre ai criminali.
E, De Angelis, non mi prenda ulteriormente per il
culo. Vuole usare la stampa per stuzzicare questo presunto serial killer ?! Ha
il suo amico del cuore Moggia, crede che io dorma da piedi ?! Altrimenti lasci
perdere questa storia, si dedichi a casi più semplici, sfrutti il suo
esaurimento per riposare ancora e lasci l’indagine a chi sa lavorare in gruppo”
Il
viso dell’ispettore divenne rosso, riprese colore, vita, le occhiaie si
ritirarono dal nervoso quasi. Stava per esplodere.
“Merda
! Ho il miglior stato di servizio e di casi risolti di tutta Milano ! Perdio
non può farmi questo"
“Oh,
sì che posso e, lo sto facendo anche. Lei se vuole tenere il caso, vi si
dedicherà così come si è dedicato a tutti gli altri.
In fondo è soltanto una
mente deviata ha detto no ?!
Fondi non ce ne sono, gli uomini sono contati e
lei mi viene a cagare il cazzo con le sue squadre investigative ?!
Fuori di qui
e mi faccia sapere se accetta o no”
“Sicuro
che accetto vecchio stronzo accetto ! E prenderò quell’animale, lo porterò qui
da lei e uscirò chiudendomi la porta alle spalle. Il mio regalo d’addio” sibilò
“FUORI
! ESCA IMMEDIATAMENTE SE NON VUOLE ESSERE SOPSESO ! FUORIIIIIIIIIIIIIII !!!!!!”
Tolli
lo aspettava in ufficio. Era arrivato un’ora prima per avvisarlo che Piccinetti
voleva parlargli e lo aveva trovato sdraiato a terra con il cigarillo in bocca
che fissava il soffitto. Intorno a lui cartelline e cartacce appallottolate. La
finestra aperta per cambiare l’aria stantia della notte, appoggiato alla parete
lo vide rientrare ancora rosso in viso.
“
’ndata male eh ?!” chiese
“Hai
da vede. Ha fatto salti di gioia, mi ha anche abbracciato con gli occhi lucidi
quando gli ho chiesto uomini h24 sul caso. Sto stronzo.
Mai una volta che
capisca subito l’entità dei problemi”
“Dai
Clà, lo sai che non avevi chance per ottenere ciò che avevi in mente”
“Sì lo
so. Però cazzo mai una volta che riesca a venire incontro ai bisogni di chi
sputa sangue sul lavoro. Mi sento come se questa storia fosse fatta per me,
cucita apposta addosso a me.
Come se non riuscissi più a sapere chi sono o chi
potrei essere finché non avrò preso questo figlio di zoccola. E capire perché
ha deciso di distruggere e violentare questa innocenza.”
“Quanto
siamo sicuri ?!” gli domandò Tolli con un filo di paura nella voce
“Completamente
Marco” rispose De Angelis
“Quante
ne hai contate in totale allora ?!”
“Almeno
13”
“Che
facciamo ?! Cosa vuoi fare tu ?!”
“Io da
solo non faccio nulla, non sono niente da solo.
Noi facciamo qualcosa.
Ho
pensato che possiamo stanarlo, spingerlo fuori in qualche maniera. Non abbiamo
aiuto ufficiale dalla Questura ma possiamo lavorare come abbiamo sempre fatto.
Possiamo chiedere ai ragazzi un po’ di attenzione in più, li sparpagliamo in
cerca di qualsiasi indizio. Milano non è poi grande. Non voglio più perderlo
questo caso Marco, ci sono dentro fino alla spina dorsale. E condiziona il mio
modo di pensare ormai”
“Io
sono con te da dudes aàn e ti sembra che te lascio solo ?!”
“Dai
Marco, ce la possiamo fare. Innervosiamolo, facciamolo uscire fuori, facciamolo
sbagliare. Si senTe sicuro, si sente forte, lo eccita tutto questo e se la
sente bene ancora. Ed è più facile farlo sbagliare ora”
“Sono
con te qualsiasi cosa tu decida di fare. Iniziamo !”
De
Angelis portò a conoscenza dell’amico e collega tutte le deduzioni che aveva
tratto durante quei due lunghi ed interminabili giorni.
Cercarono
di creare delle connessioni fra le ragazze ma non trassero nessun indizio utile.
Allora iniziarono a delineare un profilo più centrato di quella bestia. Non era emerso nulla di nuovo ma, lo studio
psico-caratteriale che avevano fatto con l’aiuto del professor Scalia, aveva
aggiunto al tutto una dimensione diversa, nuova. Una dimensione caratteriale
soffusa su tutte le azioni.
Gelide e raffinate allo stesso tempo.
La
loro convinzione era basata su una deduzione del carattere dell’assassino così
marcata così forte da non poterla più ignorare. Il carnefice era omosessuale.
Tutte le morti, la loro genealogia violenta e distruttiva, erano un tentativo
di nasconderlo a se stesso.
Tutti i brutali omicidi, le mutilazioni, tradivano
una soddisfazione, a volte accompagnata con eiaculazioni, per dei lavori ben
fatti ed un desiderio assoluto di anonimato, per proteggersi e per proteggerlo.
Punti
fondamentali di una divisione spartiacque di una sessualità prepotentemente
emergente, forte e vergognosa da dover essere affogata nel sangue.
Viveva
in città , doveva essere molto forte, molto poderoso per poter amputare di
netto, con un solo colpo, arti e membra.
Senz’altro una persona anonima, in
grado di sorvegliare e spiare senza essere notato, anche da distanze
ravvicinate. In grado di cambiare atteggiamenti repentinamente, in base ai
personaggi da impersonificare che gli servivano per entrare magari negli
appartamenti delle ragazze.
Qualora lo avesse fatto con tutte e non solo con
Linda.
Era
necessario per lui uccidere.
Doversi sottomettere però a d un rapporto completo
avrebbe distrutto il suo desiderio di uccidere. Perciò prima soddisfaceva la
sua necessità eppoi soddisfaceva la sua eccitazione.
Immaginarono
poi che l’assassino si trovasse ancora in una curva sessuale ascendente quando
la scelta, o il trauma, che lo fece scegliere iniziò intorno agli anni ’90,
lasciando un periodo di incubazione della violenza di circa 5/6 anni, tenendo
conto di pubertà ed adolescenza. Arrivarono alla conclusione che doveva avere
oggi fra i trenta ed i quaranta anni al massimo. Le motivazioni principali del
perché uccidesse, del perché si trovasse in riserva e gli servisse la violenza
come benzina, non era del tutto chiaro tranne per un trauma violento
sicuramente subito durante la formazione sessuale della pubertà appunto.
La
mattina era fresca ancora di più rispetto alle settimane precedenti. La brezza
che tirava da parco Ravizza in direzione di via Bocconi era piuttosto fredda e
l’odore dei castagni arrivava di soppiatto sotto al naso, come un anticipo
autunnale a richiesta.
La luce si era fatta più chiara, il cielo di un celeste
meno acceso e i colori delle foglie e dei rami degli alberi ormai viravano al
beige.
I
passi della sua falcata erano rapidi, tipici del suo carattere. Sembrava quasi
corresse quando camminava.
Il suono dei tacchi sull’asfalto echeggiava nella
via dove fra rombi di motorini e vociare di mamme e bambini, Jessica stava
passando. Decise che si sarebbe diretta filata al bar per fare colazione prima
di entrare in ufficio.
Era affamata. Svoltò l’angolo e sorrise al pensiero che
avrebbe trovato anche Michela dentro.
La
sorpresa che la colse fu grande. Il sorriso al pensiero di poterla trovare lì
si trasformò in un sorriso di compiacenza vedendola fare colazione ed
“ocheggiare” con l’uomo che incontrarono in quello stesso bar la settimana
prima. Quello che sembrava strano perhé si era fermato a fissarle a meno di un
metro di distanza. Ora capiva il motivo.
Michela aveva fatto colpo ed ora stava
usando tutto il suo appeal per ammaliare la sua conquista.
“Jessica
! Posso presentarti Mauro ?! Te lo ricordi ?! Dovresti no ?!”
“Certo
che sì – rispose – molto piacere. Io sono Jessica”
Da
dietro le spalle dell’uomo, Michela le strizzava l’occhio, sorridendole in
maniera smagliante. Era molto coinvolta già, probabilmente.
Lei ripensò al
momento nel quale con Claudio si erano conosciuti, nel locale di Gigi. Capelli
lunghi, camicia aperta in modo distratto, quelle mani nervose, venose, sempre
in movimento quasi fossero, le mani, in
preda ad una sindrome ipercinetica pre adolescenziale.
Tutto le era sembrato
tranne che un poliziotto ma, per lei, era bello da morire.
“Posso
unirmi a voi per la colazione ?!” chiese iniziando a far da spalla alla sua
amica Michela.
Ora la
visione era completa.
Poteva essere per una volta almeno, il Duca di Blangis*.
Era eccitatissimo soltanto al pensiero ma, doveva mantenere la calma. Sentiva
il profumo della carne, aveva già il solito brivido lungo la spina dorsale.
Il
profumo delle due donne ora lo stava inebriando, togliendogli lucidità, quella
lucidità della quale aveva assolutamente bisogno.
Sapeva che poteva essere
pericoloso osare con entrambe ma, dalla prima volta che le aveva viste, le
aveva desiderate.
Già si
immaginava potente e bellissimo, nudo di fronte a loro.
Le piccole pozze di
sangue che si sarebbero formate a causa delle amputazioni, l’odore acre del
sudore e degli umori, il freddo delle lame, la loro lucentezza, il suo sudore
orgasmico.
Doveva
recuperare il controllo.
L’obiettivo era a portata di mano ma, era importante
che restasse calmo e che pianificasse tutto come aveva sempre fatto.
Stavolta
sarebbe stato più pericoloso anche ed era per quello che non poteva permettersi
nessun errore soprattutto dovuto alla golosità, alla cupidigia. Il momento
sarebbe arrivato e ne avrebbe goduto fino in fondo.
Fino alla fine, al suo
piacere personale.
Visioni
di colore rosso invadevano i suoi pensieri, un leggero tremito di mani lo
travolse.
Lo nascose subito mimando gesti che mai aveva pensato di fare prima,
così come mai aveva avuto la possibilità di avere un così intimo contatto con
le sue vittime.
E lei era lì, nella sua rete, a portata di Lama. Ebbe un
brivido.
Cercò di concentrarsi su quello che le due donne si stavano dicendo.
“Quindi
cosa ho fatto ?! Ne ho approfittato ed ho immediatamente chiesto al mio amico
architetto…sai quale no Jessi ?! Quello gay ! Quello vestito sempre con i
papillon ed i pantaloni con il risvolto cortissimo !!! – squittì – Insomma a
lui, mi ha fatto un progettino e così posso allargare il bagno e costruirmi
questo fantastico Hammam casalingo, tutto per me ! E per i miei ospiti !”
facendo l’occhiolino alla sua amica.
Jessica
aveva avuto una strana sensazione quando aveva raggiunto la sua amica. Le era
sembrato che l’uomo che era con lei, tremasse, come in preda a brividi di
freddo o ad una crisi di astinenza.
Era impeccabile, vestito in maniera perfetta
ma quello che la colpiva era la totale mancanza di imperfezioni nello stile.
Nessuna piega della camicia, nessuna piega nei pantaloni.
Michela si stava
appiccicando ad un uomo assolutamente normale, quasi banale, sia nel vestire
sia nei modi da quanto poteva vedere.
“Quindi
direi perché stasera dopo il lavoro non ci ritroviamo tutti e tre qui per un
aperitivo !?” chiese Michela
“La
ringrazio molto ma, ahimè, ho un precedente impegno Michela e mi addolora dirle
di no ma purtroppo ne sono costretto” rispose l’uomo che aveva detto di chiamarsi Mauro.
“Anche
io non posso Michi, Claudio stasera è libero e pensavo di stare con lui finché
ci riesco” replicò Jessica
“Uh….allora
un’altra volta ?! Intanto la mattina quando capita possiamo vederci qui vero
?!” Chiese sporgendo il busto sopra al tavolo in direzione di lui.
E’ il
caso a dare la scossa determinante. E’ il caso a tirare quello che in gergo si
chiamano “Dadi” ed invece sono soltanto gli incroci, un po’ banali, localizzati
di ciò che accade intorno ad ognuno.
Ne era consapevole. Ne era felice per di
più.
Lei ora poteva essere anche avvicinata per caso, poteva sorvegliarla,
studiarla anche da più vicino, entrare nel suo intimo più velocemente. E più
velocemente divorarla come un epatite morbosa, mangiatrice di sensi e sensuale
come una fredda punizione d’acciaio dentro e fuori il suo corpo.
L’odore già ne
sentiva e se ne inebriava, ne godeva spiritualmente.
Quella sera sarebbe andato
in cerca di chi lo avrebbe punito per quell’impazienza.
·
*Uno dei protagonisti de “Le 120 giornate di Sodoma” di Donatien
Alphonse François De Sade
Viene descritto come un tipo di
notevole statura e possente forza fisica, prestante e dotato peraltro di una
grandissima potenza sessuale rimasta, nonostante l'età, inalterata. Blangis è
un aristocratico totalmente privo di principi morali, desideroso solamente di
soddisfare i suoi appetiti e istinti primari, in nome di un naturalismo
estremo. Tale assenza di scrupoli si è in lui rivelata sin dalla più tenera
età, trovando una prima applicazione nell'assassinio della madre e della
sorella (quando questa venne a sapere dei suoi piani) da lui attuati per
evitare di dover spartire con esse l'immensa eredità paterna.
Innumerevoli altri atti infami hanno accompagnato la sua esistenza: ciononostante egli è un personaggio codardo e vile nei momenti di difficoltà e pericolo, una caratteristica questa che egli stesso tuttavia giudica positivamente reputandola un sentimento naturale e legittimo, frutto dell'istinto di conservazione. È vedovo di tre mogli, morte tutte per mano sua ed ha una figlia Julia, con cui intrattiene una relazione sessuale.
Innumerevoli altri atti infami hanno accompagnato la sua esistenza: ciononostante egli è un personaggio codardo e vile nei momenti di difficoltà e pericolo, una caratteristica questa che egli stesso tuttavia giudica positivamente reputandola un sentimento naturale e legittimo, frutto dell'istinto di conservazione. È vedovo di tre mogli, morte tutte per mano sua ed ha una figlia Julia, con cui intrattiene una relazione sessuale.