lunedì 24 febbraio 2014

Una Lama - racconto diverso dell'Ispettore De Angelis 3° capitolo















Il suo difetto più grande che veniva prepotentemente fuori quando era sotto pressione, si ripercuoteva spesso sulla sua linea di condotta durate il suo lavoro.
Lo stress emotivo lo consumava, lo trasformava. D'un tratto. Magari mentre parlava con un testimone reticente oppure se vedeva dei comportamenti che lo infastidivano in maniera particolare, specie nella vita di tutti i giorni.
Retaggio dell'adolescenza, dell'autodifesa cresciuta per sopravvivenza, giorno dopo giorno, fra le vie del quartiere Trieste/Nomentano.
Maleducazione, arroganza ed ipocrisia erano le principali colpevoli delle sue collere.

Ecco perché ora, seduto in un vagone della metropolitana, mentre raggiungeva Fatebenefratelli, sentiva che stava perdendo il controllo guardando ciò che stava accadendo.
Due ragazzi poco più che maggiorenni, seduti di fronte ad un altro ragazzo di colore, continuavano a fare battute razziste, becere, ad alta voce. Facendo in modo da farsi sentire. facendo in modo di sembrare due di quelli tosti.
L'altro era seduto con le cuffie in testa, sopra ad un cappello di lana, infilate in chissà quale iPod o cellulare.
Una borsa sportiva ai piedi, jeans larghi tagliati su un ginocchio, giacca di pelle nera sopra ad un maglione di lana, nero anche quello. Guanti neri, quelli con le dita scoperte, su lunghe e grandi mani. Le ginocchia da seduto gli arrivavano quasi ai gomiti.
Era un susseguirsi di epitaffi idioti che tutto il vagone sentiva e, a dire il vero, qualche altro ominide come loro, ogni tanto accennava ad un sorriso.
Il senso di fastidio per quell'arroganza maleducata, per quel sentirsi forti in due contro una cultura diversa, una persona diversa, stava mandando fuori controllo il suo senso di fastidio.
De Angelis, seduto due posti accanto al ragazzo nero ad un tratto assecondò il suo istinto. Si piegò da seduto leggermente in avanti e chiese loro:
" Giovani Fenomeni ?! il ragazzo di fronte a voi, così alto e grosso, giocherà a basket o magari secco com'è farà arti marziali ?!"
Il più ingaggiato dei due, secondo lui, con un ghigno ed un'espressione del tipo "fatti i cazzi tuoi" rispose fissandolo:
"L'unica arte marziale che può permettersi questo palo della luce è la lotta libera con un orango. Una lotta fratricida !!!" e giù a ridere dandosi di gomito insieme a quell'altro.

L'ispettore si alzò in piedi e, tenendo il braccio sinistro appeso al corrimano della metro, fece un passo verso il più "furbo" abbassandosi così, come per volergli dire qualcosa in confidenza, in un orecchio.
Come l'altro si fece avanti con il corpo, con la mano destra gli afferrò l'orecchio sinistro, alzandolo di peso dal sedile. Questo fece per reagire ma, per non farsi più male, dovette comunque accompagnare lo strappo che De Angelis usava sul suo padiglione auricolare. Tentò stupidamente una reazione ma, non appena si fece accorgere del benché minimo movimento reattivo, De Angelis lo colpì con una testata sul setto nasale, mollandolo di colpo e facendolo cadere al ritmo della frenata del vagone, fin sotto la fila dei sedile di fianco a loro.
Allora l'amico che era rimasto seduto a guardare la scena inerme, si alzò, fece scattare il coltello che teneva nel giubbotto e si mise di fronte all'ispettore per colpirlo. Neanche si accorse del kick back che gli arrivava sul petto e che lo scaraventava praticamente in braccio all'altro ominide piagnucolante.
De Angelis si avvicinò, li ammanettò ad un corrimano e chiamò la Centrale per far da tramite con una delle pattuglie di sorveglianza della Metropolitana di Milano per farli portare a San Vittore. 
Sapeva che quella non era una delle  più corrette ma, pensava lui, animali come questi, con qualche giorno di San Vittore, potrebbero quasi riconsiderare l'utilità degli istituti di correzione. 
Male non gli avrebbe fatto. 
Avrebbero imparato molte cose senz'altro.

Erano quasi due generazioni che vedeva questi ragazzi non poggiare più le loro convinzioni su valori veri. Era stufo di dover giustificare piccoli uomini viziati e violenti che pensavano di poter fare quello che volevano con chiunque, stupidi emuli dei personaggi romanzati dei Sopranos o di Romanzo Criminale, svilendo perlopiù le intenzioni reali dei telefilm in questione che, modernamente, si chiamavano "Serie".
Non poteva esserci spazio nella società per adulti come loro e perciò sarebbero dovuti essere "recuperati" prima del passo fatale. 
Prima che le loro famiglie obese dal materialismo e oberate dalla mancanza di passione nel crescere i figli, potessero finire di creare i mostri che loro stessi erano, mostri mai rivelati perché frustrati dalle loro passate scelte borghesi, imprigionando il loro buonsenso nella frustrazione di famiglie che non volevano

Scese alla fermata di piazza Cavour e si incamminò verso la Questura.
Aveva ancora la voce tetra di Tolli mentre, proprio quella mattina, lo avvisava al telefono del ritrovamento di un'altra vittima. Un'altra ragazza. Accese il primo cigarillo di una giornata che temeva fosse interminabile come le due precedenti, chiuse la zip della giacca di pelle fino al collo ed infilò le mani nelle tasche. 
Movimenti automatici che denotavano lo stato di stress e di ansia crescente.
Lui lo sapeva. Lui lo aveva sentito, l'altra notte, che stava uccidendo di nuovo. Si era svegliato come di solito gli capitava ultimamente ma, stavolta, non sudato. Nessun incubo. 
Aveva aperto gli occhi di scatto, come se fosse un animale notturno che rilevava in pericolo o una presenza.
Jessica non se ne era accorta fortunatamente ma, dopo un po', si era dovuto alzare per andare in sala a fumare per stemperare la tensione. 
Aiutandosi anche con un goccio di Oban invecchiato 25 anni.
Era pronto per fotografie di particolari strazianti e dettagli crudi e cruenti. Voleva però assolutamente andare nell'appartamento di questa ragazza.
Tolli gli aveva detto che, visto che l'ultima volta la sua reazione non era stata delle migliori, magari non sarebbe stata una buona idea. Lui avrebbe insistito. Se necessario avrebbe ordinato  al suo amico di andare lì, forte del grado di ispettore che ricopriva.

Le luci al neon della Questura erano prepotenti, lo infastidivano già.
Al suo passaggio qualcuno vedendolo abbassava la voce e si dava di gomito con un collega. Chissà. Curiosi forse di vederlo così frequentemente dopo il periodo di convalescenza e riposo oppure informati della "bravata" di mezz'ora prima in metropolitana.

Nella sua stanza trovò già le foto ed i rilievi che lo aspettavano.
Per prima cosa alzò la cornetta e chiamò Tolli :

"Marco sò arivato, t'aspetto eh "

"Uè Claudietto ! Arrivo subit tranquillo"

Poi compose il numero del bar:

"Buongiorno. De Angelis da Fatebenefratelli. Mi porta per cortesia un caffè doppio in tazza grande un cappuccio e due cornetti integrali al miele ?! Grazie Rosa gentilissima"

Si mise seduto ed inizio a sfogliare il rilievo dell'appartamento.
La vittima della notte precedente si chiamava Linda Parati, 28 anni, fidanzata, lavoro regolare in Intesa San Paolo, filiale di Porta Romana. Un abbonamento annuale in una della palestre più cool di Milano, genitori divorziati. Il papà abitava a Milano la mamma a Rimini. Lei sola in un appartamento vicino Piazza Carbonari.
Ora del decesso intorno alle 22e30. 
Mentre leggeva i particolari dei rilievi della Scientifica ebbe un capogiro, Una sensazione di vertigine che gli offuscò la vista. In quella nebbia ottica vide una specie di profilo di un volto. 
Linda. 
Allungò una mano quasi per toccarla quando, d'un tratto, fu riportato alla luce dalla voce di Tolli:

" Uè ! Ora ti me dáa la mano come agli sconosciuti ?! "

"Eh ?! No Ma' scusa ma c'ho avuto n'attimo di giramento di testa ..."

"Te sei sicur de star ben ?!"

"Sì, sì scusa è che ancora devo fare colazione, stanotte ho dormito male e..."

"Come se fosse una novità. Chiamo la sicura Rosa del bar alura"

"Già fatto io. Fra poco arrivano. Dimme se c'è qualcos'altro oltre a queste lezioni di anatomia e vivisezione scritte qui sopra"

"Abbiamo il suo pc di casa e alla Scientifica lo stanno guardando file per file per vedere se trovano qualcosa"

"Bisognerà andare a dare un'occhiata anche a quello del lavoro però. Poi parliamo con il fidanzato. I genitori li lascerei perdere, non credo potessero sapere cose intime sulla figlia.. Non credo avessero troppa confidenza con la sua vita. Uno da una parte uno dall'altra......che so, amiche piuttosto che ultimi movimenti di carta di credito, bancomat con annessi e connessi"

"Li già mi sto muovendo ma....Claudio ?!"

"Eh ! Dimmi ?!"

"Credo che il Questore Piccinetti voglia dare il caso a Ruvolo. Non a te né di conseguenza a me."

"Non diciamo stronzate ! Abbiamo iniziato noi qui e io lo voglio finire. Lo voglio prendere quel bastardo maniaco."

"Ma certo Claudio. Solo ti dico quello che ho sentito in giro. Te te seé rientrato da poco dopo un periodo di stress. Magari oggi ti convoca e tu riesci a convincerlo no ?!"

"Magari oggi mi convoca e non me trova perché noi siamo già in giro a cercare di capirci qualcosa in questa storia der cazzo che sembra non avere né capo né coda"

"Tu come hai pensato di muoverti ?!"

"Ascolta: anche questa povera figlia era una laureata Bocconiana. Era bella, viveva da sola, sta storia col fidanzato cerchiamo di metterla a fuoco. Capire se era seria, se vivevano in simbiosi oppure uno aveva lo spazzolino in casa dell'altro e basta. Cercami tutti gli annuari degli ultimi 5 anni di quell'università. Sai quei cazzo di album con le foto tipo College americani ?! Sicuramente le università private fichette li fanno anche loro.
Quando li abbiamo, cerchiamo di capire i collegamenti fra una e l'altra. Verifica tutti i loro rapporti sentimentali. E sessuali anche. Avventure, amici di letto storie 'na botta e via. Non dobbiamo tralasciare nulla. Incrociamo eventuali movimenti bancari di Linda e dell'altra ragazza che abbiamo trovato noi. Andiamo per esclusione di affinità.
Poi tu ed io torniamo nell'appartamento di Linda e diamo un'occhiata . Magari è saltata qualche traccia dal primo sopralluogo di stanotte. Oggi c'è pure una bella luce, sole pieno, aprimo tutte le finestre e cerchiamo bene"

"Io sono sempre con te lo sai. Gestisci bene la situazione con Piccinetti però. Non mi andrebbe di fare tutto questo lavur dell'ostrega per nient"

"Sì, sì già lo hai detto. Vediamo come si mette mentre lavoriamo. Nel caso mi cospargo il capo di cenere e salgo ai piani alti a chiedere scusa ma fermo nella richiesta di continuare a seguire questo verme"

Il sole era alto ed era ancora piacevole se ti fermavi a farti avvolgere dal suo calore.
C'era una leggera brezza che faceva volteggiare le piccole foglie degli aceri di Corso di Porta Romana. Come se fosse una danza celebrativa per quel giorno di sole, incorniciato dai colori del tardo autunno e che Milano regalava senza chiedere nulla in cambio.
Appoggiata al vetro del tram numero 9, Jessica ne godeva appieno la bellezza ed il calore. Mancavano pochi minuti alle nove del mattino e come consuetudine stava andando al lavoro. 
Preoccupata. 
Aveva sentito di nuovo Claudio alzarsi quella notte, la sua parte del letto era umida al tatto. 
Quindi sudore, quindi incubo o sonno agitato. Non aveva detto nulla però. 
Sapeva che l'elaborazione di certi casi per lui era come fosse un'impresa dell'anima. 
Ne soffriva fisicamente, soprattutto quando si sentiva inerme di fronte a crudeltà o ingiustizie contro le quali non trovava antidoto.
La preoccupazione le fece corrugare la fronte che vide riflessa, al sole, sul vetro del tram. Sorrise. Era bella quando sorrideva, Claudio glielo diceva sempre. La accarezzava sulla guancia spostandole i lunghi capelli dietro la testa e, dopo averla guardata negli occhi, la baciava. 
Non riusciva ad accettare come un uomo tanto buono e sensibile si trasformasse, durante le indagini, in un segugio zombie, assente, violento nei pensieri e contro qualcuno degli indagati nelle azioni. 
Fumava di più, dormiva poco, beveva ed era sempre di cattivo umore. Considerando che era un ispettore di Polizia probabilmente  sarebbe stato così per tutta la vita.
Questo la faceva pensare molto ultimamente. 
Le sarebbe piaciuto andare via e ricominciare ma, ormai, lo conosceva troppo bene. Finché le cose non fossero andate come voleva lui, fin quando non avesse risolto tutti i dilemmi che lo tormentavano, tutti i problemi che traghettava da troppo tempo.
Scese in Corso Cristoforo Colombo e continuò a piedi verso l'ufficio. le piaceva prendere anche se per poco tempo il sole, anche se l'aria iniziava ad essere fredda al mattino. 
Pensava a Claudio, continuamente. Era preoccupata. Aveva letto gli articoli, lo aveva visto, per la verità poco, da quando era rientrato al lavoro ed aveva iniziato ad indagare su questo maniaco. 
Era tornato l'ispettore De Angelis che non molla, che non dorme, che non fa l'amore, che non rispetta orari né i pasti, che fuma troppo, che ha lo sguardo pensieroso.
Arrivò vicino al suo ufficio quando incontrò la sua collega Michela, una delle poche con la quale riusciva a vedersi anche fuori dall'orario di ufficio. Una delle poche che per lei sembrasse "umana" rispetto alla fauna che componeva il personale d quella agenzia di Pubbliche Relazioni.

"Jessi ! Buongiorno ! Hai visto che bel sole ?!"

"Buongiorno Michela ! Magnifico proprio ! Come il tram stamattina che mi ha anche regalato un tepore ed un ottimo percorso. Guarda qui sono appena le otto e dieci e già sono arrivata. Piuttosto tu ?! Così presto ?! "

"Guarda, ti dico, sono uscita allo stesso orario ma cosa vuoi che ti dico ?! Non c'era nessuno per strada stamattina ! Garbagnate - Milano in poco più di mezz'ora"

"Incredibile proprio !"

"Senti Jessi, visto che siamo in anticipo ed anche parecchio, vogliamo farci una bella colazione come si deve ?! Ce la regaliamo con questo sole ?!"

"Dai Michi, ci sto! Andiamo lì da - Vaniglia e Cannella - che ha quei dolci buonissimi"

"Perfetto !"

Si incamminarono verso quello che per loro era il bar di riferimento della zona. Pulito, carino, Wi Fi per gli smartphone, ottimi dolci fatti in casa e cappuccini sontuosi. Dietro il parco della Resistenza, fra la zona Bocconi ed il Naviglio Pavese dove, quella mattina, rispecchiava il sole sulla superficie dell'acqua riflettendo altra luce sulla strada percorsa dalle due ragazze. 
Luce, sole, gioia, voglia di primavera, paura di un autunno che stava arrivando, chiacchiere e cappuccino bollente. Queste erano gli argomenti di due ragazze travolte dalla vita e speranzose di portarla avanti in maniera convinta, sedute al tavolino del bar, cercando di prendere l'ultimo sole prima dell'arrivo della brutta stagione.

"E Claudio come sta ?! Si è mica ripreso del tutto dall'ultimo caso ?!"

"Guarda Michela, stava quasi bene, ha ripreso servizio ed ora sta sul caso quello del maniaco sai ?! Lo hai letto ?!"

"Certo...tutte quelle povere ragazze..."

"Ecco appunto. Ha ricominciato subito alla grande proprio. Son tre notti che dorme a fatica. Fa incubi, si alza, torna a letto al mattino. Sono di nuovo preoccupata come se non fossero passati questi sei mesi...."

Era uscito dal negozio di Via Giambologna perché aveva fame. Aveva sempre una fame più vorace quando era passato già del tempo dalla sua ultima ragazza. Ancora pensava alla sua ultima. un amplesso straordinario, dei ricordi che portava sempre con sé. 
Nella tasca interna della giacca a vento.
Aveva fatto colazione verso le 06:45 dopo aver ascoltato in cuffia musica fin dalle 05:00 del mattino. La musica lo calmava specialmente quando aveva sogni particolari. 
Quella notte aveva iniziato a sognare che una coscia nuda si strusciava contro il suo fianco, lì, nel letto. Allora lui allungava la mano aprendo il cassetto del comodino alla sua sinistra e prendev....doveva smetterla. 
Era in strada non poteva eccitarsi come un adolescente con quei pensieri, con quelle voglie. Mentalmente ricominciò a suonare uno dei pezzi che sentiva quella mattina e si calmò. Venne preso da un certo entusiasmo quando immaginò il profumo della torta di mele che il bar preferito vicino al suo negozio aveva sicuramente sfornato. Non c'era di meglio in zona, forse in tutta Milano. 
- Vaniglia e Cannella - era una meraviglia per i dolci da forno. Non vedeva l'ora di addentarla, con un bel caffè nero e un succo di frutta al mirtillo. 
Girò l'angolo e iniziò a percorrere via Tabacchi costeggiando il parco della resistenza, con l'odore della torta che gli sembrava sentire già.
Arrivò nei pressi di - Vaniglia & Cannella - e la sua attenzione venne rapita dalle due donne sedute fuori, al primo tavolino del bar, sotto al sole quasi.
La prima lo catturò subito. Scura di carnagione, capelli castani ed occhi profondi, color nocciola. Gambe lunghe e ben tornite, un seno prosperoso e delle curatissime mani. 
Ma la sua amica gli tolse il fiato.
Capelli lunghi, quasi biondi. Occhi verdi, mani affusolate con dita lunghe. Le gambe da sotto la longuette erano di un bianco abbagliante abbracciate da delle scarpe che mettevano in mostra dei piedi perfetti.
Si era completamente bloccato fissandole, con gli occhi fissi e l'espressione estasiata. Tanto che le due ragazze chiesero:

"Scusi !? Tutto occhei ?! Ha bisogno ?!"

Si accorse di essere ridicolo ed arrossì. Loro lo avevano reso ridicolo

"No, no scusate. E' soltanto che non mi sento molto bene stamattina, sarà la fame"

"Prenda un dolce allora. Sono ottimi qui davvero" gli disse la ragazza bionda. Sentì avvampare il desiderio e la voglia di metterle le mani al collo e soffocarla dolcemente. 
L'inizio di un'erezione lo dissolse dai pensieri

"Grazie. Lo so, vengo spesso qui proprio per quel motivo. Scusate ancora e buona giornata"

Le due ragazze gli sorrisero e ripresero a parlare tranquillamente. Lui entrò nel locale fece la sua ordinazione e decise che, assolutamente, sarebbero state due perfette compagne di giochi. La ragazza bionda soprattutto. 
Le avrebbe addirittura messo lo smalto nero sulle unghie dei piedi, proprio come lo aveva la mamma, quella sera. Il pensiero gli fece avere un tremito.
Fece colazione rivolto verso l'esterno e quando le due ragazze pagarono e si alzarono dalle loro sedie, con un margine di un minuto esatto, uscì anche lui e le seguì fino al loro ufficio. 
Da lì sotto avrebbe iniziato la caccia non appena sarebbe stato pronto